Il remake americano del 2005, in originale sempre “Fever Pitch”, in italiano è diventato “L’amore in gioco”. Anche se ormai sono sempre signore, signorina è rimasta solo la Franca Valeri. La cosiddetta signorina del calcio italiano. È come se la sua squadra, che è l’Arsenal di Londra, la più importante tra le quattordici società calcistiche professionistiche della capitale inglese: quella che è nella serie A inglese (Premier League) ininterrottamente da più tempo di tutte, quella che ha vinto di più in ambito nazionale ma pochino in quello internazionale dopo Manchester e Liverpool.Ī me ricorda un po’ quel club di Torino con la maglia bianconera che in Italia spopola, ma quando si confronta in Europa diventa timido, più bianco che nero, e moscietto.
Ma tutti sono agganciati e collegati a un gol, una vittoria, un match, una posizione in classifica.
Hornby ci racconta la sua vita attraverso capitoli che sono racconti distinti e collegati: ciascuno è un momento della sua vita, una ricorrenza familiare, un incontro felice, un evento personale. Né hooligan né fight-club.Ĭolin Firth protagonista del film inglese del 1997. Il cucciolone un po’ infantile che ha sostituito il pelouche con la squadra di calcio. Quell’altro tifoso, quello più pacifico, quello che fa simpatia, perfino tenerezza. Non il tifoso razzista squadrista nazista violento picchiatore magari spacciatore mafioso o affini. Quel tifoso che palpita per la sua squadra, conosce tutti e tutto a memoria, dati e date, quello che palpita urla gode e soffre, che vive passione ed emozioni piuttosto irrazionali e poco governabili. Il libro che ha sdoganato i tifosi di calcio.
Mi innamorai del calcio come mi sarei poi innamorato delle donne: improvvisamente, inesplicabilmente, acriticamente.
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